

L’impegno civile e la compassione per gli umili, rinvenibili nella poesia sabiana, sono parte di una dimensione etica che proietta l’amicizia verso un’affettività rivolta a tutto il mondo, con peculiare coinvolgimento per quello animale. In questo senso si comprende anche come l’interventismo di Saba, in occasione della Grande Guerra, possa convertirsi, in sede di realizzazione poetica, in antimilitarismo. Nella prospettiva di una «poesia onesta» viene evidenziata la tematica dell’amicizia, come soggetto nodale dei versi sabiani. L’intervento prende l’avvio da una rilettura di Quello che resta da fare ai poeti, saggio che, sebbene pubblicato postumo, rappresenta uno dei fondamentali punti di riferimento della poetica sabiana.

Taking up then and paraphrasing Contini's definition (“psychoanalytical before psychoanalysis”), the author concludes that the poet may be also considered as “ethological before ethology”. Saba’s civil commitment, extensively taking the shape of compassion on humble, is seen as a part of a moral attitude where friendship is a deep sympathy with the world, more specifically with the animal kingdom. Focusing on such a perspective, the author argues how it becomes easy to understand the reason why Saba’s interventionism, professed during the years of the Great War, rather turned into an anti-militarist position during the writing of his poetry. The author recalls Saba’s renowned concept of poesia onesta, and highlights how it was important in providing the topic of friendship with the pre-eminence it has indeed in Saba’s poetry. The paper moves away from a re-examination of Saba’s essay Quello che resta da fare ai poeti, regarded as one of the basic landmarks of Saba’s poetics, though published posthumously. Viene proposto un confronto fra il modo in cui i due poeti danno voce a tale tono 'materno', in modo da appurare in che misura il poeta perugino può aver influenzato il triestino riguardo a questo aspetto. In questo moto di rispecchiamento, Saba è particolarmente interessato alla disposizione 'materna' che Penna riesce a trasfondere nella propria poesia: si tratta di una disposizione a cui anche Saba vuole dare espressione. Ciò non impedisce a Saba di vedere in Penna un alter ego, come dimostrano anche le convergenze fra la celebre novella autobiografica di Odone e la gallina - magistralmente analizzata da Lavagetto - e una 'scorciatoia' in cui è protagonista lo stesso Penna (ma significative sono anche le differenze fra i due testi). Al tempo stesso, però, Saba rivela un senso di superiorità rispetto al più giovane collega per le ben maggiori ricchezza, varietà, complessità, profondità di scavo interiore, abilità di strutturazione e finezza di rimandi intra- ed intertestuali che contraddistinguono la propria poesia. Per Saba, Penna rappresenta quella 'leggerezza' a cui egli stesso aspira nel proprio Canzoniere. L'articolo si sofferma sul significato che la figura di Penna assume agli occhi di Saba e su alcuni aspetti dell'influenza del primo sul secondo.
